Sfida infernale

My Darling Clementine (1946) – John Ford / USA

Western epocale come pochi altri, questo del pluripremiato maestro americano. A seguito del grande successo ottenuto sette anni prima col suo ‘Ombre rosse’, John Ford rilanciò definitivamente il genere diventandone il leader assoluto e indiscusso. Qui imbastisce una storia improntata sull’epica figura di Wyatt Earp, vantando nel ruolo di quest’ultimo un attore del calibro di Henry Fonda.

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La storia è quella di un gruppo di fratelli, tra cui il famigerato sceriffo Wyatt Earp che, accampatisi momentaneamente a Tombstone, vengono assaltati e derubati della mandria dai dispotici proprietari terrieri Clanton, spadroneggianti nella zona. I dissidi delle due fazioni aumentano fino a quando entrambe le parti non decidono di regolare i conti nella famosa sfida all OK Corral dove gli Earp, aiutati dall’amico ubriacone Doc Holliday, avranno la meglio una volta per tutte.

Dall’alto del suo status di pioniere del Cinema made in U.S.A. Ford si cimenta qui in una vicenda western dal sapore amaro, realizzata in maniera però quantomai rivoluzionaria per l’epoca. Il fattore principale qui non è solo il fattore azione, quanto una generale tecnica di resa dell’ambiente dell’atmosfera davvero unica e innovativa, dove a dominare sono gli attori con i loro status singolari, carismatici ed intriganti. Le due figure principali, ovvero Wyatt Earp e Doc Holliday, rivestono notevole importanza all’interno dell’opera, e osservando attentamente notiamo quanto spazio ed importanza siano dati alle loro figure sia sceneggiativamente che registicamente parlando. Ma più in generale notiamo dall’andamento della storia una tendenza generale a rendere ogni sequenza perfetta in tutta la concezione westerniana del termine: molta importanza viene conferita all’ambientazione, alle pose, alla costruzione meticolosa dei dialoghi. Le sparatorie sono qui molto meno frequenti che in altri tipici film del genere perchè almeno qui Ford punta molto più sulla resa generale dell’opera, sulla sua riuscita tecnica, elaborando un lavoro davvero degno di nota sotto questo punto di vista. A riprova della secondarietà d’importanza dell’aspetto sceneggiativo in tutte le sue varianti notiamo il fatto che sul finale viene deciso di far morire il co-protagonista, cosa assolutamente impensabile all’epoca, in una mentalità generale dominata dalle major e dall’ideale unico e generale di produrre pellicole solo e solamente al cento per cento appetibili al pubblico.

Detto ciò bisogna far notare un altro punto di vista fondamentale nel guardare le opere del regista americano, ovvero i suoi immancabili difetti, legati al tipo di film e al tipo di mentalità che il genere stesso come il regista inculcano con le loro opere nella testa dello spettatore inconsapevole. La mancanza assoluta della credibilità del tutto, l’imparzialità unicamente fittizia del regista, convinto e dichiarato razzista sempre portabandiera dello spirito di supremazia della razza bianca. Una totale dimenticanza dell’aspetto umano e contenutistico delle sue opere, sempre superficiali, in-comunicative e quasi insensate nelle loro azioni prevedibili, scontate e sempre uguali. Un genere quello western troppo chiuso in se, troppo costruito sullo spettatore e su un ideale dello stesso sempre inconsapevole di ciò che vede e sempre trasportato dagli eventi e dalla superficialità degli stessi. Ford si riconferma il regista americano per eccellenza: razzista, chiuso nella sua mentalità finto-buonista, superficiale e sempre e comunque fautore di film vuoti, che non comunicano niente e non danno niente allo spettatore se non noia e insensatezza.

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Voto: ★★/★★★★★

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4 risposte a Sfida infernale

  1. Mandorlo Rosso ha detto:

    Ma una riga sul film riusciamo a scriverla? Perché discorsi sugli attori le cui “figure sia sceneggiativamente(?) che registicamente parlando [sono importanti]” lasciano un po’ il tempo che trovano.
    Che tristezza poi quando ci racconti di come la tua visione sia viziata e cadi nel generale senza un minimo di riguardo…

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    • paxy ha detto:

      Caro Mandorlo Rosso, è con rammarico che apprendo della tua completa alienazione dall’universo filmico, da cui naturalmente la tua ira repressa. Se così non fosse, non mi chiederesti perché non parlo del film: non solo non è possibile farlo (nel senso stretto, a costruire castelli di sabbia siamo bravi tutti) ma non è neppure sensato, ecco il perché della caduta nel generale di cui (giustamente, pazzesco!) parli. Tutto ciò non penso ti interesserà, le tue preoccupazioni si concentrano nella ricerca di opinioni diverse dalla tua (ma sarebbe meglio dire della massa, ho paura che una personale, tu, non ce l’abbia), suggerisco umilmente di provare a prendere coscienza di ciò che guardi, almeno per una volta. Non che ciò porterà ad un incontro, anzi lo escludo; di certo, però, a un dialogo tra chi un’idea se l’è fatta da sé, nel migliore dei casi pure costruttivo! Decisamente meglio, no?

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  2. Visitatore ha detto:

    Un modo approssimativo e becero di parlare di “My darling Clementine” e John Ford.
    Credo non ci sia autore che più di Ford abbia a cuore temi come le differenze sociali, religiose, la razza, le contraddizioni degli esseri umani, le ipocrisie, la concezione di eroe e di antieroe per eccellenza. Parlare di forma, senza neanche capire cosa promana da quella forma, è avvilente da leggere. Non saper distinguere una sceneggiatura fatta da situazioni o da personaggi, è ancora peggio.
    “Le sparatorie sono qui molto meno frequenti che in altri tipici film del genere” è questa la frase che fa capire che non conoscete John Ford neanche un po’, capace di non mostrare le sparatorie per interi film e di mettere in elissi la violenza.
    Non condivido la vostra opinione e vi auguro buon lavoro, ma soprattutto migliore.

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    • paxy ha detto:

      Già che ti sei fatto coraggio leggendo il commento dell’altro genio potevi anche esporti con il tuo nome, ma forse è più comodo così. Dunque, visto che qui i commenti non si cancellano mai, rispondiamo anche a te. Che l’articolo sia approssimativo e becero non me lo devi certo dire tu (tra l’altro è uscito a pochi mesi dall’apertura del sito, quando scrivevamo davvero male) ma del resto chi ha mai detto di saper scrivere? Qui lo scopo è portare un’opinione e quella te la sottoscrivo anche adesso. Ford – come Wayne, Stewart, Cooper e tutto il sistema hollywoodiano, specie quello classico – era conservatore e reazionario, questo è evidente anche a un bimbo solamente guardando i suoi film, ma non nemmeno è il punto centrale. A questo punto mi viene il dubbio che tu davvero conosca i suoi lavori, no perché, sai, io ne ho visti più di 60, perciò ti sconsiglio di fare il bullo sull’argomento (il resto puoi continuare a criticarlo, tra’). In ogni caso, se vuoi conoscere autori impegnati (per davvero) te ne consiglio quanti ne vuoi. Perché certe cose non si possono sentire, sul serio.

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