La signora di Shanghai

The Lady from Shanghai (1947) – Orson Welles / USA

‘La signora di Shanghai’, noir d’atmosfere, teso, cupo e tragico, è un film dove il gioco d’identità, tema prediletto dall’autore, diventa la metafora nonché il pretesto per giocare con le figure instaurando un complesso e intricato gioco di specchi e di sottintesi tanto ammaliante quanto di fatto mera forma, reiterato negli anni dall’autore stesso. Il film, passato alla storia come uno dei suoi lavori più famosi e rappresentativi, vanta una vicenda avvincente e una struttura piuttosto intricata. Racconta di un giovane avventuriero che conosce e si invaghisce di una donna ricca e e seducente. Questa, assieme al marito, decide di assumere il protagonista come scorta per un viaggio imminente. Ben presto egli capirà di essere vittima, anziché guardiano, dei loschi intrighi della coppia, finendo in un gioco mortale senza via di scampo.

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Il grande pregio di Welles è quello di saper costruire sceneggiature uguali fra loro eppur sempre originali nella forma e nei meccanismi, avvincenti e coinvolgenti. Ciò che più affascina del film in causa è questo, riuscire ad interessante nonostante l’appartenenza ad un filone, quello noir, ampiamente in voga e approfondito già all’epoca, distinguersi nonostante le apparenze, nonostante vari punti, come accennato, già toccati in precedenza dall’autore stesso. Il male visto come complicati inganni, intrighi ai danni del protagonista, la figura della donna come ammaliatrice, femme fatale, l’impotenza e la piccolezza del protagonista stesso, un vero e proprio anti-eroe, spesso e volentieri irretito e inerme in cospetto al proprio fato avverso. Il dualismo verità-finzione viene riproposto qui nel continuo ribaltamento della realtà e nella misteriosa identità dei personaggi, fino all’ultimo estranei agli occhi dello spettatore.

Nei film dell’autore tutto si riduce ad un confronto con la realtà (dei fatti). Essa, più che limpida, cristallina, appare grottesca e irrecuperabilmente drammatica. I personaggi si ritrovano invischiati in un circolo vizioso di corruzione e depravazione senza riuscire a salvarsi. Saltano all’occhio le analogie con ‘La fiamma del peccato’ di Wilder: la donna fatale, l’ingenuità del protagonista, il racconto a flashback in prima persona sono solo alcune delle tante. E se, da un lato, Welles (e non solo) si ricollegherà spesso alle brillanti innovazioni qui ideate, dall’altro non convince fino in fondo, sceglie di intraprendere una carriera autoriale di formalismi e apparenze ma molta poca sostanza, guadagnandosi negli anni una fama poco meritata se pensiamo ai risultati concreti delle opere da lui realizzate.

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Voto: ★★/★★★★★

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2 risposte a La signora di Shanghai

  1. blackhunta ha detto:

    Non si tratta di questo film in particolare, ma del regista, quindi chiedo qui…
    Il grande Bergman disse una volta, riferendosi all’acclamatissimo Orson Welles:
    “Per me è solo una bufala. Non è interessante. È morto. ‘Quarto Potere,’ di cui ho una copia, è il prediletto dei critici, sempre in cima ai sondaggi, ma io credo sia una noia totale. Soprattutto, le interpretazioni non meritano. La dose massiccia di rispetto che ha ricevuto è assolutamente inverosimile.”
    Voi che ne pensate – concordate? Tralasciando ovviamente il fatto che Bergman sia un autore di gran lunga superiore a Welles…

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