Post Tenebras Lux

Post Tenebras Lux (2012) – Carlos Reygadas / Messico

  • Marito e moglie in rotta decidono, di comune accordo, di trasferirsi assieme ai due figli in un remoto paesino del Messico, una tranquilla radura boschiva. Strane forze agiscono ora sulla famiglia, scatenando nei coniugi e nello stesso ambiente circostante istinti violenti, rabbiosi, funesti. Irrazionalmente, si avverte l’insopprimibile brama, il bisogno di sfogare ogni impulso sul (s)oggetto direttamente, immediatamente presente, liberarsi della passività troppo a lungo mantenuta, di una repressione che, forse, rappresenta il tedio di un’esistenza vissuta come assenza, mancanza: di un sentimento, di una sensazione o anche solo di un errore. In questo modo si comprende il motivo per cui il film scelga di attenersi ad un linguaggio sottilmente irruente, svelandosi per metafore, frammenti di incubi lontani (ed autobiografici); sequenze che mirano a suggerire stati d’animo, a volte imponendoli – come nel caso della partita di rugby – a volte invece semplicemente consigliandoli – l’incipit che si sofferma sugli ultimi minuti di un tramonto concludendosi in un temporale immerso nel buio. Eppure, l’evento più cruento, più scioccante, viene ripreso con estrema sensibilità, con riverenza quasi, racchiuso all’interno di un inquadratura in quattro terzi sfocata ai bordi, accompagnato a quei rossi e quei blu così caldi e soffusi. L’esperienza sessuale estrema assume la parvenza di una dolce ninna nanna, l’attentato pare il lontano assistere ad una riunione di amici per noi estranei, sconosciuti. Più che farsesco, ciò che di malvagio alberga nell’animo umano (perfino il Malvagio stesso) vuole volutamente sminuirsi, privarsi di importanza e di rilievo. Nell’assenza di una vera e propria sequenzialità, di un preciso divenire o svolgersi di eventi, si riscontra così la peculiarità di un andamento tanto più logico quanto in apparenza ermetico.
  • Reygadas infatti ci cala fin da subito in un’oscurità quasi totale, in un caotico svelarsi di sequenze e blocchi tematici per lo più estranei fra loro. In questo caso la coerenza tra parti è minima, si parla di equilibrio e di rottura dello stesso, ogni situazione ci viene sottoposta in un primo e in un secondo momento, nelle fasi ascendenti e discendenti della relativa gaussiana. Innegabile l’incisività della componente Natura, portatrice di misteriosi presagi e luogo di morte. Il suo alternarsi ad un interno, più precisamente la dimora familiare, risulta di conseguenza estremamente interessante: il contrasto tra spazi si rivela inaspettatamente un paragone, più che un evidente dualismo, il simbolo di un nucleo familiare ugualmente nocivo e malato, dove albergano il disequilibrio, il rancore, il desiderio rabbioso e la morte.
  • Dimora nell’opera un rapporto quasi elementare tra significato e significante. Ogni soggetto o elemento è valido in quanto rappresentativo di un determinato concetto piuttosto che di una sensazione. Follia, inquietudine, malessere. Il costante porre al centro dell’attenzione i due giovani figli della coppia, osservarli correre liberi in un prato o giocare sulla spiaggia, accentua il contrasto tra l’efferatezza del Male in atto e l’innocenza di una creatura, il bambino, inconsapevole, innocua, estremamente fragile. L’autore camuffa l’estrema nitidezza del quadro contenutistico proposto dietro un caos visivo che è però sinonimo di un rigore stilistico sua principale caratteristica. Il rigore e la perfetta armonia tra gli elementi (visivi e non) collaborano nella creazione di inquadrature tecnicamente inattaccabili ed esteticamente meravigliose. Essere spettatori dei film del regista messicano significa anzitutto esporsi emotivamente, aprirsi ad un Cinema perfezionista, maniacale, lo studio dei caratteri e delle possibilità di un Arte secondo i criteri e fini del connubio tra etica ed estetica.

Voto: ★★★★★/★★★★★

Questa voce è stata pubblicata in Avant-garde, Slow Cinema e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

4 risposte a Post Tenebras Lux

  1. Dries ha detto:

    non sono d’accordo quando dici che il diavolo è rappresentato in maniera farsesca per sminuire la sua forza perchè quella scena è un incubo ricorrente dell’infanzia di reygadas che per sua stessa ammissione lo ha fortemente traumatizzato! La stanza dove appare è realmente una stanza di casa sua e quella cassetta degli attrezzi è la vera cassetta degli attrezzi di suo papà !
    Lui stesso dice che ha girato il film senza seguire ”codici” da dover decifrare e nemmeno lui sa di preciso cosa significano le sequenze col diavolo, le ha aggiunte perchè rappresentano una parte oscura e traumatica della sua infanzia ( da qui la decisione di rappresentarlo in modo ”cartoonesco” , proprio perchè è come se lo immaginerebbe un ragazzino di 6 anni !! d’altronte reygadas è ateo e non crede nel diavolo ).
    Dai un occhiata qui 🙂

    [Dries]

    "Mi piace"

    • paxy ha detto:

      Ciao Dries, paradossalmente sono d’accordo con te, è proprio dal credo di Reygadas che si evince una visione farsesca delle sequenze in cui è presente il diavolo. Si tratta comunque di un’interpretazione del tutto personale che non contraddice ciò che ha espresso Reygadas nell’intervista.

      "Mi piace"

  2. Ale Sabatini ha detto:

    ottima recensione, mi ha aiutato molto a comprendere il film!

    "Mi piace"

Lascia un commento