Una Moglie

A woman under the influence (1974) – John Cassavetes / USA

Scritto e diretto dallo stesso Cassavetes, il film racconta le problematiche del rapporto di coppia tra Mabel, madre di tre figli dal carattere molto fragile, e Nick, operaio edile italo-americano. Le difficoltà in famiglia condurranno Mabel al rifugiarsi nell’alcool entrando in un circolo autodistruttivo che sfocerà inevitabilmente nell’esaurimento nervoso.

Come sempre nel cinema di Cassavetes, ciò che fa da protagonista è il realismo rappresentato attraverso grande intensità di sguardo (non è un caso che il cast qui sia del tutto (o quasi) composto da amici e parenti dell’autore, a partire dalla figura centrale, Gena Rowlands, moglie dello stesso). Emerge dunque, nella seguente più che mai, quella ricerca di un Cinema quanto più puro e incontaminato possibile propria della poetica cassavetessiana, in continuo sviluppo su questo piano come già ci veniva dimostrato nell’opera prima ‘Ombre’ o nel folgorante ‘Volti’. La spontaneità risulta fondamentale per conferire ai personaggi quella tanto ambita tridimensionalità, a tal fine la narrazione viene largamente accantonata, il film risulta un susseguirsi di episodi di vita quotidiana che vanno ad approfondire l’umanità, la verosimiglianza dei singoli. Risaltare emozioni, pensieri e sensazioni è il fine primario che la sceneggiatura, nella sua esilità, appoggia in toto.

L’assenza di set (le location sono per lo più riscontrabili in luoghi privati e domestici), lo scarso ricorso al montaggio e la conseguente presenza di molti lunghi piani-sequenza contribuiscono anch’essi a ricreare un’atmosfera di un realismo concreto, palpabile e allo stesso tempo familiare all’interno della pellicola, demolendo così le tradizionali convenzioni cinematografiche hollywoodiane (approccio che diverrà poi fonte d’ispirazione per molti autori tra i quali Allen, Scorsese e Altman); la resa perfetta di ciò è senza dubbio aiutata per gran parte dalle buone performance attoriali del cast, in particolare quella di Peter Falk ma soprattutto dalla straordinaria interpretazione di Gena Rowlands, altra colonna portante del film, che regala qui probabilmente una delle migliori performance della storia del cinema.

Inquadrando la seguente opera all’interno della filmografia dell’autore si nota che, se in opere come ‘Minnie e Moskowitz’ il rapporto di coppia veniva mostrato nei suoi aspetti più semplici e ordinari, da un punto di vista quasi romantico e spensierato, qui invece l’intento è quello di scavare a fondo nelle personalità dei personaggi, mettere a nudo queste esibendone i lati più deboli e fragili per ridurre il distacco emotivo tra spettatore e schermo e non mancando infine di dare forma alle difficoltà della classe media americana negli anni 70′. Perché è proprio su questo piano che viene costruita la figura della protagonista, particolarmente studiata in quanto emblema delle difficoltà di una donna alle prese con la vita di tutti i giorni. La stessa quotidianità che si presenta qui come ostacolo della quiete interiore di Mabel la quale, a causa degli impegni lavorativi del marito che la portano a rimanere spesso sola a badare ai figli e di una famiglia che la vorrebbe diversa, arriverà al punto di cadere in nevrastenia, in depressione, fino a tentare il suicidio.

Da ricordare che per la produzione del film i costi di produzione furono interamente sostenuti da Cassavetes stesso e da Peter Falk, il quale per finanziare il progetto dovette ipotecare casa sua; ma è evidente che l’autenticità e il bisogno di riprendere la vita e gli eventi nella loro dinamicità siano sempre state costanti nella filmografia dell’autore: qui in particolare siamo di fronte alla massima espressione di tutto ciò, data probabilmente dallo stato di grazia del regista nel pieno del proprio momento d’oro artistico, nel quale, per l’appunto con questa pellicola, ci regala un film indimenticabile.

Voto: ★★★★/★★★★★

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