Napoleone

Napoléon vu par Abel Gance (1927) – Abel Gance / Francia

Dopo il successo del commuovente e pacifista ‘Per la patria’ il maestro avanguardista Abel Gance torna con quello che è reputato a gran voce come uno dei massimi esempi di cinema muto, ovvero ‘Napoleone’. Attraverso la figura del leggendario politico francese Gance tratteggia il volto di una nazione e degli ideali che la sorreggono, riuscendo con un’arguzia impareggiabile a frammentare l’opera in stralci di vita e sovrapponendola ad un’intelligente studio formale e tecnico, soprattutto in fase di montaggio e di sonoro: aspetti che all’epoca contribuirono a rendere celebre la suddetta opera, nonché punto di riferimento per grandi cineasti a seguire (tra i quali Eisenstein).

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L’opera ripercorre la vita del celebre imperatore francese Napoleone Bonaparte nel periodo che va grossomodo dal 1780 fino al termine del secolo, ovvero pochi anni prima della sua auto-incoronazione. Il tutto è narrato con frequenti sbalzi temporali e attraverso un collage di sequenza simboliche e fortemente radicate alla fierezza e al senso di patriottismo del protagonista. Celeberrima la sequenza dove vediamo Napoleone intavolare una nota arringa nel corso di una seduta politica.

Il Cinema di Abel Gance è estremamente particolare, e ciò si intuisce inevitabilmente sin dai primi secondi; innanzitutto perché spalanca una finestra su un mondo poco noto e poco visto sul grande schermo, ovvero quello del patriottismo e della storia ripresa e mostrata in quanto esemplare, imperituro nido di ideali e di virtù. Secondo perché tecnicamente l’apporto che esso dà è enorme, e non basta tener presente i richiami al precedente Cinema di Griffith per convincersene (sicuramente fonte di ispirazione nonché padre di gran parte degli autori a seguire). Gance qui crea una vera e propria epopea basata essenzialmente sulla forza dei fotogrammi; sul suggerire tutte le emozioni e le sensazioni del protagonista attraverso semplici primissimi piani (oltre a varie altre innovazioni tecniche tra cui lo split screen ecc…). Più che sulla storia difatti l’opera è interamente basata sulla caratterizzazione del personaggio in riferimento al contesto della Francia settecentesca e le sue conseguenti evoluzioni politiche.

Come dunque Griffith affrontava il tema storico, ovvero attraverso la riproposta di scene e atti altamente simbolici e stilizzati (basti pensare al suo ‘Intolerance’), così fa Gance, con la sola differenza che se nel primo l’argomento trattato era ampio e ambizioso, ma con un evidente difetto nel ricalcare le figure dei personaggi e i loro ruoli, qui l’autore come già detto intorno al suo Napoleone non ci costruisce solo l’intera storia ma anche l’intero apparato tecnico. La regia sotto questo punto di vista è davvero unica e incredibile, uno dei più mirabili esempi dopo ‘La corazzata Potemkin’, ma l’inserimento di altre, svariafte tecniche è intelligente e funzionale. Certo in opere simili la grande durata, l’elitarismo del tema trattato e la totale mancanza di contenuti e fondamenta solide, ne preclude non poco l’apprezzamento, e anche questo punto venne riconosciuto da vari nomi, tra i quali il maestro Kubrick.

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Voto: ★★★/★★★★★

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