Hable con ella (2002) – Pedro Almodóvar / Spagna
‘Parla con lei’ è una storia toccante e profonda, che riesce a mescolare con sapienza una vastità di toni e generi, dalla commedia al drammatico, dal melò fino ai limiti del grottesco. Si sviluppa in maniera complessa e presenta varie vicende che, con l’avanzare del racconto andranno ad unirsi e intersecarsi indelebilmente fino ad un finale davvero indimenticabile. Marco e Benigno si conoscono in ospedale, presi dalle loro personali vicende; entrambi si stanno prendendo cura delle loro due donne amate, entrambe ricoverate in situazioni critiche. Benigno sembra quasi ossessionato dalla sua Alicia, le parla continuamente e la medica con cura. Ma quando questa viene scoperta in cinta Benigno finisce in carcere. Marco lo sostiene e lo aiuta ma l’infelice detenuto, incapace di sostenere la situazione, si suicida. Tempo dopo Alicia, uscita dal coma, incontra Marco…
Di certo bisogna ammettere che in tutta la loro ristretta visione del mondo le pellicole di Almodovar di distinguono sempre per originalità, importanza di temi trattati e profondità. Ogni personaggio del regista è in continua lotta col mondo a causa della sua solitudine e della costante infelicità d’amore: ognuno di essi è la prova tangibile e quantomai credibile dell’estenuante difficoltà di vivere, della grande forza interiore che bisogna avere nel sopportare le avversità della vita. E così i tragici avvenimenti che aprono sempre le pellicole dell’autore sono sempre l’incipit dell’asprezza di una visione cruda e realistica, che commuove, ribadisce l’importanza della sofferenza, ma al contempo riesce comunque a spezzare tutta questa negatività per concedersi una pausa d’ironia e di gaiezza, e a volte anche uno spiraglio di felicità, come in questo caso. Almodovar agisce nei suoi film intessendo una trama complicata e attorcigliata e facendo gravitare i suoi personaggi in un mare di problemi e con alla base sempre il difficile rapporto tra persone diverse, al contempo lontane e vicine, che fanno parte di un altro mondo ma che per coincidenza si ritrovano collegate e unite insieme. Come Marco e Benigno si incontrano in ospedale per caso così il rapporto tra Alicia e Benigno stesso è tanto profondo quanto di fatto inesistente, costruito solo di sguardi e di pedinamenti e come pure quello di Alicia e Lidya, sempre vicine e pure sempre distanti: e ad unire tutte queste anime la sola, mera solitudine di fronte alle problematiche della vita, come la differenza di gusti sessuali, il coma di un caro o la morte dello stesso, o perfino la prigione.
Nella poetica Almodovariana c’è sempre spazio per tutto:la sofferenza e l’imprevisto muovono i fili e i personaggi sono i burattini in costante balìa di qualcosa di superiore e di incomprensibile, che il più delle volte lascia l’amaro in bocca. Ma nel contempo il regista stesso riesce a creare un’atmosfera di grottesco tipicamente spagnola che sdrammatizza ogni evento rendendolo quasi surreale, come parte di un disegno incomprensibile e fuori dal normale svolgersi della vita. E se da ogni elemento proposto ne esce fuori solitamente una visione della vita ben precisa, che tende a dipingere una realtà di emarginati sessuali, di persone folli e problematiche, qui, diversamente dalla forte critica sociale del precedente e glorificato ‘Tutto su mia madre’, viene mostrato un mondo stranamente quotidiano, fatto di persone comuni sotto tutti i punti di vista, e il regista si diverte a costruire una fitta rete tra di essi, come a voler non criticare quanto affermare la forza della vita, della sua imprevedibilità e dei suoi risvolti talvolta spietati.
Voto: ★★★/★★★★★