Cria Cuervos

Crìa cuervos (1976) – Carlos Saura / Spagna

La trama: una donna ormai trentenne ricorda la propria infanzia difficile e sofferta, dalle spensieratezze con la madre alla morte della stessa fino al rancore per il padre, falso adultero che proverà ad uccidere inutilmente, prima che esso muoia da solo di malattia e che essa venga allevata dalla zia.

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Sicuramente è una pellicola forte e impressionante, capace di penetrare nel profondo dell’anima grazie alla sua toccante e personale intimità che sprigiona e capace di far piangere ma anche di stupire: qui il regista coniuga la difficile e profonda entità della vicenda raccontata con un’impostazione direttiva accurata e funzionale, ciò si nota in primis dai pregevolissimi monologhi che la figlia ormai cresciuta tiene e quindi dal primissimo piano che vuole cogliere i sentimenti e tutte le passioni dietro alle parole che si odono. Ed è proprio così che inizia la pellicola: comprendiamo così immediatamente la piega che il regista vuole dare all’opera. Successivamente vediamo, nella prima parte del film la vita della bambina (ovvero la narratrice da giovane) con la madre, i suoi passatempi, i divertimenti dei fanciulli della famiglia; nella seconda parte invece, attraverso i diversi lutti interiorizzati, e l’ingresso della zia nella vita della fanciulla, vediamo tutta la nostalgia della stessa per la madre, la difficoltà personale nel superamento della grave mancanza. Le azioni, i fatti, i pensieri, ogni dettaglio nel film assume un connotato profondamente simbolico o incisivo, atto a colpire lo spettatore con immagini forti e paralizzanti, come la scena dove vediamo la madre urlare dal dolore e contorcersi nel letto (altro rimando a Sussurri e grida), oppure siparietti comici che distraggono e rappresentano comicamente una visuale mondana precisa (vedi la recita dei bambini che imitano i tipici comportamenti e litigi tra marito e moglie).

Più che mostrare o moralizzare, l’opera in causa vediamo proporsi un obiettivo illustrativo e delucidante che, come in una sorta di viaggio autobiografico riprende, all’interno di una tipica famiglia borghese, tutti i lutti, i dolori e le angosce che la crescita infantile comporta. Gli occhi della bambina trapassano ogni evento che li circonda con una purezza e una piccolezza che, in tutta la loro imparzialità, può solo mostrare ciò che accade per quello che è realmente, senza soggettività o disinteresse. L’opera intera quindi assume un connotato e una perfezione che di per sé rendono ogni sequenza necessaria e obbligatoria; costruisce un vero, palpabile filo narrativo con coscienziosa logica e rende allo spettatore un messaggio ben definito e limpido, forse non eccessivamente alto ma sicuramente valido. Ed è dunque in questo modo che ogni pellicola dovrebbe trasmettere le determinate sensazioni desiderate; ‘Cria cuervos’ è in fin dei conti un saggio umanizzante che riesce finalmente a decifrare un periodo di vita in maniera esauriente e definitiva, senza chiaramente fornire alibi, punti di vista interni, forzati o banalmente esemplificati, ma anzi filmando in maniera documentaristica ciò che immancabilmente (prescindendo dai particolari accaduti) è. Immancabili da citare, oltre alle sequenze già citate, le varie rimembranze della protagonista adulta, che scandiscono il film con passione e grande potenza d’impatto. Da ricordare inoltre l’ottima interpretazione di Geraldine Chaplin che, qui nei doppi panni della figlia cresciuta e della madre, riesce a conferire ai suoi personaggi, in particolare alla madre, una veridicità e una palpabilità davvero ottime.

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Voto: ★★★/★★★★★

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