Some Smallness Coming From Land (2016) – Rei Hayama / Giappone
Richiamando l’attenzione in maniera deliberatamente malinconica, l’immagine di una bandiera anonima travolta dal vento svetta sull’acqua e riporta il discorso sull’universalità del luogo. Un luogo senza identità, quasi fuori dalla dimensione del tempo, in un certo senso suo padrone. Una quaglia ritorna spesso a suggerire il trascorrere del tempo la cui casualità, apparentemente soggetta ad un’espansione, viene riprodotta in un susseguirsi incessante di semplici fenomeni naturali (questa ipoteticamente si pone a simbolo dell’ibernazione che comporta la sua fisiologia, strumento per fermare il momento, immortalarlo dunque immortalarsi). Si tenta così di riportare in vita un legame con gli elementi terreni che pare perso, riesumare cioè, metaforicamente, l’importanza dell’ordinario (una mano ricerca continuamente il contatto con l’ambiente circostante). Nel mentre, ripetersi di eventi scandito dalla sonorità di un organo, pertanto immediatamente liturgica, di carattere perentorio, solenne. Senza una diretta consequenzialità ogni immagine ne evoca una nuova, ora lontana ora vicina: dall’orizzonte infuocato alla lenta nevicata. L’acqua diviene evento, i fiocchi, il fumo entità spoglie, asemantiche, cornici di un quadro estremamente intimo ma allo stesso tempo universale.