Valhalla Rising (2009) – Nicolas Winding Refn / Danimarca
Ritorno alle origini. Un passo indietro per comprendere, per dar forma e dimensione all’odio innaturale, all’egoismo e alla crudeltà che da sempre assoggettano la stirpe umana al loro volere. Presto discendiamo su ampie vallate deserte, in un tempo non specificato, in un Medioevo luogo di dissoluzione e di scempio e, attraverso sei capitoli anch’essi echeggianti una narrazione sempre più biblica, incontriamo la sorte di un uomo, dapprima schiavizzato e poi libero, in cerca della propria redenzione, di una fine onorevole, dignitosa. L’occasione gli si presenterà allorché, capitato su di un’isola popolata da selvaggi primitivi, dovrà sacrificare la propria esistenza per assicurare una seppur lieve speranza al giovane da lui accompagnato.
L’acclamato regista danese, di ritorno da opere come ‘Pusher’ e ‘Bronson’, esce qui decisamente dal proprio campo usuale, consuetudinario campo di interesse, gettandosi fin troppo a capofitto su una storia impegnativa, tanto sprezzante nella propria rabbia esistenziale quanto fascinosa nella sua messa in scena coinvolgente e sensazionale. Atmosfere fredde, glaciali, sprezzanti, paesaggi contrastanti nella loro bellezza decadente e personaggi costruiti su misura. In una precisa, dettagliata rete di scarsi ma significativi dialoghi e di ancor più significativi svolgimenti, il mutismo dei protagonisti diventa sempre più un modo per comunicare allo spettatore il disadattamento dell’uomo, la sua paura di fronte alla vastità e alla spietatezza della vita. In questo senso One-Eye (guerriero nonchè figura centrale dell’opera interpretato da un Mads Mikkelsen decisamente in forma) è l’effige del messaggio portato avanti dall’autore; un uomo brutale, apparentemente invincibile, solitario e silenzioso, incorruttibile se non di fronte alle necessità ma in fin dei conti succube come tutti della potenza incontrastabile del volere divino. E, con l’avanzare della narrazione, ci ritroviamo sì al centro di un dramma esistenziale, religioso, sociale, politico, impegnato su più fronti, ma proprio per questo fin troppo audace e spensierato, concentrato in contemporanea sull’importanza e sulla centralità del tema quanto sull’efficacia della seduzione visiva e comunicativa, e scadente in definitiva sul conferire all’immagine un ruolo fin troppo importante, dando così un’impressione di confusione e di indecisione riguardo all’approccio scelto.
Come vedremo in maniera ancora più lampante nei lavori successivi, Refn tralascia del tutto l’importanza del Cinema in quanto fonte di apprendimento e di rinata consapevolezza, improntando il tutto su una serie di gesti e di espressioni plateali nella loro grossolana, stilizzata espressività. Che il pubblico ricercato dall’autore fosse prevalentemente giovane, inesperto o non troppo pretenzioso, ciò era decisamente semplice da capire, ma l’errore fondamentale sta, a parere del sottoscritto, proprio nella pretesa di affrontare, attraverso contesti o troppo o troppo poco adatti, tematiche onerose ma di fatto mai rappresentate concretamente. ‘Valhalla Rising’ perciò vanta un’impostazione e dunque della basi assolutamente accattivanti, ricadendo però ben presto nel medesimo errore, ovvero quello di tratteggiare la realtà in corso senza darle consistenza, privandola in pratica di spessore e credibilità. L’aria di mistero e di crudele fatalità che circonda la vicenda fin dai primi istanti, imprimendole un senso di disumanità, di mancanza di leggi umane e naturali tali da consentire una sopravvivenza, lascia però una punta di amarezza nel momento in cui tutto ciò si percepisce essere troppo artificioso, fasullo per coinvolgere senza riserve. Gli ottimi intenti, come già accennato, non bastano per un film che arranca a causa degli stessi stilemi dettati dall’autore, che non si sposano dunque con un tipo di opera prettamente riflessiva, di stampo contemplativo e di carattere quasi esistenziale.
Con questo criptico ed allucinante viaggio senza tempo Refn conferma infine la sua volontà di fare del Cinema per tutti, al contempo impegnato ma con tecniche e impostazioni prettamente commerciali, sancendo la sua totale noncuranza del Cinema in quanto mezzo e inadeguatezza a dirigere film meritevoli di considerazione. Un film a tratti interessante, per certi versi funzionante ma con un’ambizione e un’ignoranza di fondo troppo larghe per essere dimenticate.
Voto: ★★/★★★★★