Los bastardos (2008) – Amat Escalante / Messico
Col suo secondo lungometraggio il regista messicano realizza quello che ad oggi è a tutti gli effetti il suo lavoro migliore, un film che denuncia una condizione sociale con una forza straordinariamente disarmante. ‘Los bastardos’ si circoscrive in un mondo di barbarie e fatalità dovute proprio all’emarginazione di una realtà sociale, ossia quella degli immigrati messicani all’interno della società statunitense.
Membri di questo gruppo nonché protagonisti sono Jesus e Franco, due ragazzi che vivono la giornata sempre alla ricerca di una fonte di sopravvivenza; durante il breve arco di tempo che ci viene mostrato i due saranno chiamati a sostenere due lavori: se il primo richiederà solamente manovalanza, il secondo sarà ben più gravoso e vincolante. Un uomo chiederà loro di uccidere la propria moglie. Da qui la situazione precipiterà drasticamente e dopo una parentesi di violenza scioccante la vita riprenderà la propria routine quotidiana.
Escalante dirige il tutto con estremo rigore stilistico, lo stesso che riesce a far apparire i personaggi non delle semplici figure dotate di forte personalità, bensì degli esempi, dei modelli emblema di un complesso di reietti del quale la società si serve meschinamente per compiere i lavori più ignobili ed umilianti; Jesus e Franco dunque non sono altro che le vittime di una comunità malata, che non lascia vie di scampo alle minoranze disagiate, forzandole così a commettere qualsiasi tipo di azione per sopravvivere, compresa la più bassa e mortificante, come può esserlo l’omicidio della moglie altrui.
Dal punto di vista stilistico il minimalismo che permea la vicenda rende il tutto fortemente drammatico, credibile, riesce a penetrare nel vivo della questione e a coinvolgere; l’occhio freddo e lucido di Escalante descrive una realtà triste e sconosciuta, quella di tutti i giorni, che riguarda un popolo abbandonato dal mondo e privo di speranze. Ed è proprio questa condizione che imprigiona i protagonisti delle storie del regista, in questo caso i due ragazzi, al punto tale da condurli verso la totale passività nei confronti delle circostanze esterne: in questo senso si spiegano le scene più spinte dell’opera, ovvero quelle che vedono la moglie in preda alla libido dei due ragazzi. L’elemento sconvolgente è figlio di una realtà scomoda ed oppressiva, come sarà in ugual modo nel successivo ‘Heli’. Il cineasta messicano riconferma la sua forza all’interno di un cinema a stampo sostanzialmente documentaristico (a tal proposito ricollegabile a quello di Wang Bing), conducendo un’operazione di rinnovamento morale importante e ben diretta.
Voto: ★★★★/★★★★★