Faust – Eine Deutsche Volkssage (1926) – F. W. Murnau / Germania
La storia è quella ormai celebre del maestro tedesco Goethe: in seguito ad una scommessa tra Dio e Satana sulla riuscita o meno di quest’ultimo di riuscire a corrompere il più saggio degli uomini, Mefisto scende sulla terra stringendo un patto con Faust, il più dotto e sapiente tra gli umani, regalandogli gioventù, amore e spensieratezza in cambio della sua anima. Viaggiando per il mondo il colto dottore si innamora di Gretchen, una giovane donna incontrata per sbaglio, perdendo la testa per lei. Ma quando la situazione precipita in seguito alla morte per mano di Faust del fratello di Gretchen, quest’ultimo fugge inorridito dall’umanità lasciando la sua amata in balia delle autorità, che infatti la metteranno al rogo. Nuovamente vecchio Faust tornerà sul rogo al momento della morte della sua amata ma l’amore lo salverà dalla perdita della sua anima, sconfiggendo Mefisto e facendogli perdere la scommessa attuata con Dio.
A differenza di Sokurov, qui Murnau traspone specularmente le vicende letterarie riuscendo, nonostante le palesi difficoltà di trasposizione (costumi, ambientazione, trucchi, effetti speciali), a conferire all’opera grande credibilità. Concretizzando il Male in maniera fin troppo palese, l’autore torna su uno dei punti chiave della propria poetica, ciò che infatti si era già osservato nei suoi precedenti lavori ed esprime cioè in chiave favolistica il dualismo rettitudine – dissolutezza. Contro ogni aspettativa Murnau riesce a rendere davvero credibile la figura di Mefisto e, più in generale, caratteri dell’opera difficilmente trasponibili in pellicola.
Seguendo i tipici canoni del cinema espressionista, FWM realizza un ottimo prodotto su più livelli. Dalle inquadrature, primi piani angoscianti e fortemente caricati, alla realizzazione delle scenografie, tutto contribuisce a sottolineare le implicazioni emotive e sensoriali di ogni sequenza. Il viaggio di Faust infatti, molto ha a che vedere con le sensazioni, trattandosi di passioni mai espresse, mai sperimentate. Da annoverare inoltre la grandissima prova attoriale di Emil Jannings, che si cala maestosamente nella parte di Mefisto riconfermandosi una colonna portante del cinema muto mondiale, qui al suo terzo film col regista tedesco.
Voto: ★★★★/★★★★★