Querelle de Brest

Querelle (1982) – Rainer Werner Fassbinder / Germania Ovest

Opera testamentaria del regista, che morì per presunta overdose poco prima della presentazione della pellicola al Festival di Venezia, ‘Querelle de Brest’ è anche il lavoro che racchiude l’intera poetica fassbinderiana e quindi tutti i temi cari all’autore; questi vengono qui oltremodo estremizzati facendo risultare l’opera in questione come la più controversa dell’autore, se non altro per la crudezza delle immagini esibite.

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Querelle, il protagonista, è un giovane marinaio fascinoso del quale non a caso è innamorato il comandante della nave. Una volta approdata la truppa al porto di Brest, il giovane si tufferà inizialmente alla ricerca del fratello; da qui la narrazione si diramerà in varie disavventure che vedranno il protagonista alle prese con la malavita del posto.

A stampo fortemente teatrale il film è un palese richiamo alla natura drammaturgica dell’autore: la scenografia artificiosa, la fotografia donante un tono quasi onirico alla pellicola, così come la sceneggiatura stessa, basata molto sull’utilizzo di una voce fuori campo per la narrazione, sono tutti fattori che potrebbero far apparire l’opera intera come quasi un viaggio surreale in un universo immaginario dove la diversità si annulla nella consuetudine e la trasgressione non è più un peccato, bensì un piacere.

Quelli che sono i temi predominanti nel cinema di Fassbinder come la omofobia e il sessismo già ampiamente affrontati in passato per esempio nelle opere citate, vengono qui riportati nuovamente alla luce e rinvigoriti di una forza sovrannaturale che emerge a tal punto da far risultare Querelle de Brest come una sorta di compendio poetico, di summa, di tutto il pensiero dell’autore. Un po’ come precedentemente fece Pasolini in ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’, Fassbinder qui tenta di esprimersi con incisività e furore come mai prima d’allora aveva fatto, e sebbene nel complesso il risultato sia di certo meno efficace dell’altra opera in questione, è questo da annoverare senza dubbio tra i lavori migliori dell’autore, nonché tra i suoi più riusciti.

Ciò che grava di più nell’opera in questione, ciò che ne fa un lavoro riuscito solo in parte è probabilmente la fiacchezza nella sceneggiatura, da sempre punto debole del cineasta. Se da una parte comunque emerge il messaggio provocatorio ed anticonformista del film che d’altronde attraverso alcune sequenze, come quelle di sesso tra uomini (abbondantemente censurate nel periodo), non lascia dubbi a riguardo, dall’altra pesa molto una confusione narrativa che parrebbe quasi uscire dall’intento provocatorio, nonostante il fine non fosse certo questo.

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Voto: ★★★/★★★★★

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