L’ours (1988) – Jean-Jacques Annaud / Francia
Dopo ‘La guerra del fuoco’ e ‘Il nome della rosa’, torna Jean-Jacques Annaud per raccontare una storia commovente sulle vicende di un cucciolo d’orso che, dopo aver perso la madre, scappa dai cacciatori aiutato da un adulto solitario. Continuando il suo percorso sulla vita ed i vari modi di intenderla all’interno di un contesto naturale, il regista francese penetra questa volta nel profondo della selvaggia vita di un giovane orso, mostrandone però il lato più vero, realistico ed affine all’uomo: la solitudine.
Se la grande pecca dei film del regista è quella tendenza eccessiva al favolistico che troppo spesso li contraddistingue, il film in causa diviene un’eccezione in virtù alla sua stessa natura: ‘L’orso’ infatti è un film che va raccontato in questo modo. Questa è una storia che, più che sul soggetto dell’orso, vuole trattare tematiche semplici che rivestono comunque un certo peso nella vita quotidiana, solo con lo sguardo di un animale, inesperto della vita, costantemente in bilico tra scoperta e pericolo.
La semplicità delle vicende narrate rende il modus operandi di Annaud estremamente efficace e toccante, conferendo uno ottimo realismo ad ogni scena girata. E, pur avendo come unici protagonisti due orsi, l’opera ha poco in comune con i documentari: le azioni non sono viste dall’esterno ma prendono il punto di vista del giovane cucciolo. Inoltre il film non risulta affatto noioso e anzi, in scene come la morte della madre o lo scontro con i cacciatori, lo spettatore viene profondamente coinvolto. Ma il film muove anche accuse contro contro il bracconaggio, contro l’accanimento dell’uomo contro la natura in tutte le sue componenti. Un film di facile comprensione, autentico e diretto: un piccolo, ottimo prodotto nel suo genere, forse la miglior prova artistica dell’autore.
Voto: ★★★/★★★★★